Dal 1969 al 2021. Cinquanta storie di donne e uomini in rivolta, condannati a morte e alla morte oltre la morte. Per un anno intero, tredici scrittori del collettivo Eutopia hanno vissuto nella memoria attiva delle loro esistenze componendo un saggio teatrale di terrificante potenza.
Dall’assassinio di Giuseppe Pinelli agli omicidi carcerari del periodo pandemico, questa riscrittura poetica di alcuni orrori della storia italiana degli ultimi cinque decenni è un tentativo di innalzare il nome, le opere, le lotte e la bellezza di cinquanta combattenti e di aprire nuove strade di insorgenza e vitalità. I canti del testo raccontano la vita di individui presentati non come vittime ma come resistenti che hanno lottato per una vita autentica, accettando di pagarne il prezzo. Donne e uomini che hanno voluto esplorare, sovvertire, bere la vita pienamente, cercando di vivere con dignità e senza piegarsi.
E affinché noi stessi, donne e uomini resistenti, non ci riduciamo a presenze fantasmatiche - affinché la paura, il dolore e la rabbia che abbiamo vissuto nei tre anni pandemici non ci annichiliscano - possiamo trarre stimolo dalla vite di questi combattenti e cercare di coltivare una ‘politica delle sopravvivenze’ (Didi-Huberman). Un’attitudine politico-esistenziale non disperata/disperante che ci aiuti ad analizzare criticamente anche le posizioni apocalittiche di chi, tra i resistenti, sembra abbandonarsi a una desolata impotenza. La narrazione del collettivo Eutopia ci propone infatti la testimonianza di donne e uomini lucciole capaci di emettere bagliori che incoraggiano a rimanere svegli, critici, pronti all’azione. Pronti ad attraversare le nostre catastrofi con fiducia e volontà di non arrenderci.