L’incidente in cui è rimasto vittima Andrea Papi lo scorso 5 aprile in Val di Sole in Trentino, evidenzia in modo drammatico le responsabilità ascrivibili in primis alla mal gestione della Provincia, poi dello Stato, completamente assente e da anni. È infatti importante ricordare che, pur considerando l’autonomia del Trentino, i Ministri che si sono susseguiti da quando è iniziato il Progetto Life Ursus, sarebbero potuti intervenire adeguatamente per verificare l’andamento del progetto e le relative problematiche e avrebbero potuto avocare a sè il diritto di tutela e di gestione di una specie particolarmente protetta e patrimonio indisponibile dello Stato, secondo quanto previsto dalla normativa vigente. È necessario quindi richiamare le normative vigenti, la tutela internazionale di cui gode la specie e rammentare le rispettive competenze, nonché la buona scienza che spiega con chiarezza che è fondamentale quando si reintroduce una specie su un territorio altamente antropizzato, stabilire chiare regole e comportamenti virtuosi da tenere, e che possono anche essere legati alla stagionalità e alla presenza di cuccioli. Dispiace verificare che la campagna elettorale per le prossime elezioni provinciali che è ormai in pieno svolgimento si nutre abbondantemente di timori e accuse reciproche. ORIGINI E CARATTERISTICHE DEL PROGETTO Nei primi anni '90 l'orso in Trentino era praticamente estinto a causa dei continui episodi di bracconaggio e di grave intolleranza. A seguito di una serie di valutazioni congiunte tra Enti locali e statali, nel' 96 prese il via il progetto Life Ursus, finanziato dalla UE oltre che dallo Stato e con il patrocinio del Parco Adamello-Brenta, dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica e della PAT. Il progetto fu preceduto da un sondaggio d’opinione realizzato per conto dell’Infs su circa 1500 cittadini che espressero ampio parere positivo. Di fatto il progetto di reintroduzione fu sponsorizzato con la promessa che avrebbe attirato turisti e che da questo se ne sarebbero potuti trarre esclusivamente benefici. Il progetto prevedeva l'importazione di 10 esemplari dalla Slovenia, con l'idea che gli animali, per diffusione, avrebbero colonizzato progressivamente le zone confinanti. L'attività di gestione del progetto avrebbe quindi previsto l’uso dei radiocollari grazie a cui sarebbe stato possibile realizzare il monitoraggio degli orsi, le indagini genetiche, attività di ricerca.
LA REALTÀ ANTROPICA e LE MODALITÀ DI ESECUZIONE
Riteniamo che si sarebbero dovute favorire tutte le condizioni imprescindibili per un successo: sarebbe stato necessario informare onestamente ed adeguatamente la popolazione anche su tutte le varie e possibili criticità, sarebbe stato opportuno indire una consultazione pubblica e non limitata solo a 1500 cittadini. L’esito del progetto era ed è vincolato dal rapporto che la popolazione avrebbe avuto con la reintroduzione e con le naturali e possibili conflittualità, che si sarebbero dovute affrontare prima e non con la solita emergenzialità, dal momento in cui esistono numerosi esempi di convivenza in molte regioni del pianeta e affinchè questa venga garantita e non rappresenti un problema per le due specie si devono rispettare rigidi protocolli, regole di comportamento, finanziamento ed impiego di sistemi di dissuasione che, laddove sono stati utilizzati hanno portato benefici e successi e a garanzia delle numerose attività antropiche anche con finalità produttive. Questi dirimenti e fondamentali aspetti sono venuti completamente a mancare rendendo di fatto zoppo e gravemente carente un progetto che parrebbe essere stato quindi realizzato con la mera finalità economica.
EVOLUZIONE (O INVOLUZIONE) E DURATA DEL PROGETTO
Il progetto Life Ursus prevedeva un finanziamento della durata di 5 anni, trascorsi i quali (e finiti i finanziamenti), esso ebbe di fatto termine: la gestione venne tolta al Parco Adamello Brenta, fatto che riteniamo assolutamente grave, e nessuna iniziativa fu prevista e intrapresa dalla Provincia per gli anni successivi per coinvolgere e sensibilizzare residenti e turisti. Gli orsi rappresentavano una buona attrattiva turistica, a patto naturalmente che però non disturbassero le attività umane.
MUTAMENTI SOCIALI E AMBIENTALI
La popolazione che abita attualmente il Trentino e, più in generale le zone di montagna, è fondamentalmente diversa da quella che vi abitava nei tempi passati e che, vivendo prevalentemente sul posto, era a conoscenza della necessità di non interagire in modo scorretto e pericoloso con gli orsi, con la consapevolezza che era fondamentale non provocarli nel loro territorio. Attualmente queste importanti consapevolezze sembrano essersi perse a favore di una visione antropocentrica ed utilitaristica degli ambienti naturali e dei suoi abitanti animali, dai quali ci si aspetta comportamenti che si discostano fortemente dalla realtà e dalla loro vera natura selvatica.
E NEL FRATTEMPO?
Nel frattempo è stata osservata, soprattutto per le femmine, pochissima dispersione degli esemplari, con la tendenza ad essere stanziali, anche perchè la rete autostradale, viaria e la linea ferroviaria lungo l’asse dell’Adige rappresentano un vero e grave ostacolo all’espansione degli animali verso est. I turisti hanno continuato ad andare a caccia di svago, di inquadrature pittoresche e di qualche animale selvatico, mentre i resti dei picnic e la spazzatura a perenne disposizione rappresentavano una leccornia per gli orsi.
QUANDO LA SITUAZIONE È SFUGGITA DI MANO?
L’amministrazione provinciale dovrebbe saperlo! Il Trentino è diviso nettamente in due parti contrapposte: alcuni cittadini chiedono l'abbattimento dell'orsa colpevole, altri manifestano contro l'abbattimento, i giornali titolano "Ecco JJ4 in cella", come se fosse un detenuto in attesa di giudizio, ambientalisti che protestano, e il Governatore della nostra provincia che insiste dicendo di "volerla abbattere", come se fosse una questione personale e come se a un animale si potesse comminare una pena per aver compiuto un reato, quando sono evidenti le responsabilità precise di tutto questo.
LE RESPONSABILITÀ
È indubitabile che la gravità della situazione attuale sia da individuare in larga parte nella colpevole trascuratezza della Provincia, che allo scadere del progetto ha omesso di assumere la gestione di quella che, a tutti gli effetti, era divenuta una realtà trentina e come tale andava gestita, compresa la prosecuzione del lavoro di informazione e di gestione del territorio nonchè di controllo delle modalità della raccolta rifiuti nelle aree maggiormente frequentate dagli orsi. In questa trascuratezza si è manifestata ancora una volta la superficialità di tante delle nostre istituzioni pubbliche, che lasciano cadere con noncuranza progetti interessanti, iniziati con dispendio di energie e finanze. Con un'aggravante, in questo caso: in questo progetto erano e sono coinvolti esseri viventi, umani e animali, di cui non è mai lecito prendersi gioco. Gli orsi importati non hanno mai chiesto di trasferirsi nei boschi del Trentino e si comportano semplicemente da orsi! Per questo ricordiamo al nostro Presidente che lui è appunto Presidente della Provincia, e non da ieri, e che non ha mai mostrato un grande interesse per la gestione corretta degli orsi, salvo, di quando in quando, ordinare qualche abbattimento. Ugualmente surreale appare il silenzio di coloro che prima dell'attuale gestione hanno avuto la responsabilità del governo della Provincia: vent'anni di non-intervento, nell'illusione che non fosse necessario guidare il percorso di reintroduzione negli anni e di sovraintendere con tutte le azioni fondamentali vieppiù elencate. Su questa responsabilità ci auguriamo che tutti i cittadini possano concordare, e sulla necessità che chi ci ha governato e ci governa se ne veda presentare il conto, quanto meno in termini di gradimento. Tuttavia ci sta a cuore segnalare il nostro interessamento nei confronti della cittadinanza e provare a suggerire alcune linee, affinchè la sicurezza della popolazione e degli ospiti sia tutelata e perchè contemporaneamente non venga vanificato un progetto che ha comportato impegno e spese. Suggeriamo quindi: *Coinvolgimento di tecnici esperti affinchè possano in primis essere affrontate tutte le criticità per raggiungere una pacificazione e una reale e sana convivenza. *Monitoraggio degli spostamenti degli orsi sul territorio tramite radiocollare. *Corretta informazione e sensibilizzazione della popolazione sui comportamenti da adottare nei boschi e nel caso di un incontro con l’orso. *Valutazione sull’uso ed eventuale fornitura controllata, di attrezzature difensive come spray e dissuasori sonori. *Installazione di cassonetti anti-orso, con indicazioni per il loro corretto utilizzo. *Multe severe per chi abbandona rifiuti nei boschi o non li smaltisca adeguatamente. *Lavorare per realizzare corridoi faunistici per facilitare i movimenti degli animali. *Rimozione delle mangiatoie per il foraggiamento degli ungulati, installate anche con il consenso pubblico nelle aree vicine ai centri abitati ed in prossimità di sentieri turistici ed abitazioni. Queste rappresentano una logica fonte di richiamo per gli orsi che sono invogliati ad avvicinarsi ai sentieri turistici e alle abitazioni. *Educazione del pubblico perché si rispetti il bosco e tutti i suoi abitanti, evitando di tenere atteggiamenti invasivi o che possano essere naturalmente considerati come aggressivi. *Impegnare la Provincia affinchè si attivino procedure semplici e veloci per il risarcimento dei danneggiati ed aumentare il budget disponibile.