Da cultori della scienza del comportamento a lacchè di chi coltiva il controllo del comportamento.
Che la classe medica abbia le sue grane per tentare di difendere l’onore di chi ha tradito il giuramento di Ippocrate, piegando dati e metodo scientifico a scopi e desideri economici e politici è ormai cronaca quotidiana. Perciò non stupisce che i medici psichiatri fin dall’inizio disponibili a collaborare, abbiano suggerito al governo la via di sottoporre a Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), che si riserva ai pazzi, tutti i cittadini disobbedienti. Fin dall’inizio molti medici psichiatri si sono dati disponibili a coprire le denunce di affetti avversi con le più disparate diagnosi psicopatologiche. Poi hanno accettato di attribuire a fragilità personali, “slatentizzate” dal virus, gli effetti di una gestione poliziesca della pandemia, degna dei vecchi manicomi. Infine si sono prestati ad offrire una sorta di alibi scientifico alla decisione di non curare persone che avevano deciso di non farsi inoculare, come sarebbe stato loro diritto. Senza lasciarsi sfuggire l’occasione di prescrivere psicofarmaci in maniera inconsulta. Ma così facendo li ha elevati, loro malgrado, al rango di dissidenti politici. Si tratta di un metodo vecchio e consolidato.
Ma che gli psicologi si siano così allineati, meglio accovacciati al ruolo di “Federali” collaborazionisti lascia francamente di stucco. Da cultori della scienza del comportamento a lacchè di chi coltiva il controllo del comportamento.
Esempio fulgido e perciò ancor più vergognoso è l’intervista di Cristina Contento allo psicologo e psicoterapeuta Mirco Casteller, comparsa sul Corriere delle Alpi del 25 luglio 2022. L’alta performance intellettuale si riferisce alla tristemente nota vicenda occorsa ad un Signore in attesa da tempo di trapianto di polmoni, il cui medico specialista curante aveva documentato l’inopportunità di inoculare il siero anti Covid-19.
Oltre alle decine di pubblicazioni autorevoli, ormai disponibili, circa rischi, reazioni avverse e assenza di informazioni sulla composizione del siero, è comunque nozione di base che un soggetto che dovrà affrontare un trapianto sarà sottoposto ad un trattamento immunosoppressivo. Da qui l’indicazione dello specialista a non sottoporre il paziente all’inoculazione. Ma l’Azienda Ospedaliera di Padova ha rispedito a casa il paziente perché ”presentava tratti paranoici legati alla vaccinazione Covid ” anche se entrambe le visite, quella psichiatrica e quella psicologica, hanno dimostrato come “il paziente non presenta aspetti di psicopatologia in atto”.
Quindi l’équipe medica ha negato il trapianto cercando di nascondersi dietro una diagnosi psichiatrica grave (tratti paranoidi), benché larga come un filo d’erba, vista la sentenza pilatesca dei colleghi psy (“non in atto in quel momento”). Infatti è stata appiccicata al paziente che pur aveva dichiarato di fidarsi dei medici e del sistema sanitario che finalmente l’aveva convocato per il trapianto. La sua colpa era di avvalersi della certificazione di esenzione dello specialista curante. Dunque come nei più classici giochi di potere si picchia sul paziente per punire il Collega che non si ha il coraggio di contestare.
Ma veniamo al dotto sostegno offerto dallo psicologo Casteller all’Azienda Sanitaria padovana: “si è costretti a fare delle scelte perché la sanità non è così democratica e si fanno delle scelte sul piano critico. Non spreco l’organo per un soggetto che potrebbe morire di Covid dopo qualche giorno”. Mirco Casteller oltre che, ahimè, collega è membro della Commissione Nazionale Sanità e Welfare dell’Ordine degli Psicologi (Ordine Nazionale, il cui direttivo ha già dato prova del peggio sul piano etico) e sostiene di condividere la scelta perché “i soggetti che dimostrano devianze sul piano psicologico rischiano di sacrificare organi rari inutilmente”. Beh, come si dice in veneto: el tacon pezo che ‘l buso!
Giornalista: “In questo caso il paziente paga per le sue idee sul vaccino Covid?” Casteller: “qui si mette in discussione non tanto il rapporto tra paziente e medico ma la scientificità del metodo sanitario: perché se noi lasciamo strada a opinabilità, soggettività, umore, fake news, quel che sento minato è la validità del metodo scientifico: la scientificità della scienza medica. Quel che oggi il Covid ha minato è la fiducia nel metodo scientifico: se si mette in discussione quello…”.
Difficile non pensare a quella perla di satira del costume italiano magistralmente espressa da Luciano Salce e interpretata da Ugo Tognazzi “Il federale” (1961).
Caro, ahimè, Collega temo che Lei abbia studiato ben poco di metodo scientifico, di epistemologia, di metodi di raccolta rigorosa dei dati e di verifica delle ipotesi scientifiche, della valutazione costi benefici e loro implicazioni etiche. Mio malgrado su una cosa sono d’accordo con Lei: il nostro Ordine Professionale, oltre a quello dei medici e colleghi collaborazionisti di entrambe le professioni, hanno contribuito enormemente a ferire la credibilità della Scienza e la fiducia in chi si dichiara abusivamente suo difensore.
Io che la amo e la difendo Le suggerisco di studiare un testo scritto in tempi non sospetti: E. Bucci. 2015. Cattivi scienziati. La frode nella ricerca scientifica. Add, Torino.
A duratura memoria della vergogna di cui professionisti collaborazionisti, come Lei, si arrogano il diritto di rappresentare l’intera categoria professionale degli psicologi e degli psicoterapeuti.